mercoledì 28 luglio 2010

Volantino contro il Polo Logistico di Passo Corese (Ri)



BENVENUTI IN SABINA - ATTRAENTE PER BRUTTURA


Passo Corese, giugno 2010: una mano ignota rompe con una scritta a caratteri cubitali l'indifferenza attorno al cantiere del Polo Logistico, l'Area di Sviluppo Industriale (ASI) in fase di costruzione nei pressi della stazione ferroviaria metropolitana. "POLO LOGISTICO CANCRO DELLA SABINA - LA TERRA PIANGE" si legge, un grido in formato spray che viene notato dalle centinaia di automobilisti e pendolari che passano ogni giorno per la Ternana. Una settimana dopo la scritta scompare sotto una mano di vernice silenziosa; al suo posto appare una troupe della Rai, giunta al cantiere per intervistare i promotori dell'opera, per sentire il parere della Sovrintendenza ai Beni Archeologici (diversi studi confermano la presenza di importanti resti in loco) e per dar voce agli oppositori al progetto, un nutrito gruppo di ecologisti. Mentre alle spalle del giornalista le ruspe scavano a pieno regime, si assiste all'ennesima sequela di motivazioni a difesa dei lavori in corso: opportunità di sviluppo per le aziende, innumerevoli e buoni posti di lavoro per i giovani, crescita economica e sociale dell'area...in poche parole, quattrini per tutti, in un exploit di ottimismo e fiducia che, in tempo di crisi economica globale, forse non si concederebbe neanche un certo "Signor B". Ma si, in fondo si parla solo di distese di uliveti divelti, di una collina spianata e di sei milioni di metri cubi (circa quattro volte il "costruito" di Passo Corese) di capannoni industriali alti 15 metri per fare della Sabina la punta di diamante del traffico merci del centro Italia.
Mica bruscolini, che c'è da lamentarsi? Perché opporsi a questa vera e propria "genialata"?
Da modesti osservatori, il solo pensare di far sorgere 200 ettari di capannoni e parcheggi all'aprirsi di una valle disegnata da famosi uliveti e morbidi pascoli, ci pare una follia; rovinare un paesaggio in cui esistono le condizioni per investire ulteriormente nel turismo rurale e nell'agricoltura biologica con un ecomostro di tali dimensioni ci risulta incomprensibile; avvelenare un ecosistema aumentando la circolazione di mezzi pesanti e formando le nuove generazioni in mestieri nocivi e di basso rilievo culturale ci sembra irresponsabile; perché da Capena a Orte non vediamo altro che capannoni vuoti, in affitto, in vendita, inutilizzati e, obiettivamente, brutti (per non parlare del Nucleo Industriale di Rieti, ridotto ad un villaggio per pantegane). Non si tratta di essere "catastrofisti" o di avere una visione "apocalittica", basta guardarsi intorno: sempre più cave che sventrano colline e sempre più camion su strade strette e tortuose, sempre più terreno divorato dal business e sempre meno spazi selvaggi e vivi, in un susseguirsi di aree artigianali, centri commerciali e zone residenziali una uguale all'altra. La periferia metropolitana avanza, divora il paesaggio e le sue peculiarità, omologa le vite e riempie le tasche di pochi affaristi.
Siamo sicuri che non esista un modo migliore per "rilanciare" l'economia del reatino? Noi pensiamo di si, sapendo di vivere in un posto bello e differente, carico di saggezza contadina e di cultura dell'accoglienza, ricco di opportunità di sviluppo sostenibile e di economia "pulita", in primo luogo alimentare. Ma sappiamo anche che questa terra generosa e tranquilla fa sempre più gola a palazzinari e speculatori, soggetti poco inclini a curarsi delle sorti dei loro azzardi che, non di rado, cominciano con grandi promesse di riscatto e progresso per finire in disastri sociali e ambientali, in barba alla logiche più elementari di rispetto del territorio e delle sue risorse naturali.


Per questo facciamo appello ai ragazzi, ai lavoratori, alla gente comune, ad ogni associazione, gruppo di amici, classe scolastica, band musicale, compagnia teatrale, a tutte le persone con sensibilità e voglia di dire la propria in libertà e condivisione: parliamone, informiamoci, organizziamo incontri, dibattiti, spettacoli, iniziative di qualunque tipo per opporsi alla realizzazione dell'ASI e alla cementificazione selvaggia.
Per non rassegnarsi e lamentarsi a cose fatte...



DISABITUIAMOCI AL SILENZIO

FERMARE TUTTO QUESTO E' COLTIVARE BUONSENSO

PROMUOVIAMO LA BELLEZZA, NON LA MERCE!


Scoordinamento Disarmonico Sabino
Movimento Cementale Betonificante
Scomitato Sgarruppato Terrafondaio





Per scaricare il volantino in formato PDF: http://rapidshare.com/files/420660869/bozza_appello_no_asi.pdf